giovedì 2 ottobre 2014

Tornare indietro? Finalmente.

Ieri hanno condannato Bobo Aprile, per la sua difesa dei diritti dei lavoratori e per la sua attività sindacale.
(LEGGI L'ARTICOLO: http://www.cobaslavoroprivato.it/brindisi-magistratura-assolve-imprese-condanna-lotta/)

Non è un caso.
Con le proposte di smantellamento dell'art.18, l'attacco politico e nelle sedi giudiziarie al diritto di fare sindacato e movimento senza accettare la retorica della crisi, torniamo indietro all'800 in nome della modernità mentre la truffa del "nuovo che avanza" obnubila le menti degli italiani.
Il balbettio patetico con cui "la vecchia guardia del PD" alza la voce contro il padrone cui hanno consegnato la loro storia provando ad usare parole che non sanno più declinare (difesa dell'art. 18? dei lavoratori?), non rende meno evidente la verità.
Ci sono voluti trent'anni per smantellare sotto i nostri occhi e con la nostra insipienza complice  un patrimonio di forza,  coscienza popolare e consapevolezza ma ora ci siamo: è la sconfitta, bellezza!
E fra i costi che ha pagato il movimento popolare e democratico c'è sempre stato quello di subire il tentativo di portare le sue istanze nelle aule dei tribunali e in galera.
Ne vedremo delle belle ma, se sapremo guardare in faccia la realtà come prima di noi hanno fatto generazioni in lotta per la libertà e la giustizia in tutto il mondo, sapremo ridare senso alla grammatica vera del cambiamento: quella che non finge di non vedere il muro che nel mondo divide gli sfruttatori dagli sfruttati e lavora per trasformarlo in barricata.
Potremo farlo se (con accenti e semantiche nuove, adeguati alle trasformazioni che il tempo ha prodotto con la vittoria della barbarie del capitalismo) sapremo tornare a riappropriarci del senso delle parole senza averne paura, senza cancellarle per non commettere la fatica di nominarle, farci i conti e tornare a parlare per far sentire la voce delle nostre resistenze, dei nostri obiettivi, delle nostre pratiche, del nostro bisogno di rivoluzione.
Meno ideologia compagni e più pedagogia ..... perché le parole senza un popolo che le assume e le fa sue sono destinate a diventare un lingua morta e di fronte alla barbarie del capitalismo di questo tempo ci vuole tutta la forza vitale della rivoluzione delle idee e dei corpi

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