domenica 31 maggio 2015

Amo la mia terra, anche se qui dopo la morte gli egoisti pretenderebbero di essere ricchi.

Sarà perché sono nato da una famiglia nomade, di padre Veneto (di Mestre) e mamma ciociara di Torre Cajetani (un paesino a fianco a Fiuggi), sarà perché ho sempre considerato il viaggio, la migrazione e la contaminazione come esperienze di vita ricche e feconde al pari del coltivare le radici e l'appartenere alla propria comunità, che sono così innamorato della terra dove sono nato e dove vivo: la Basilicata.
Terra di riti, usi, culture profonde legate alla natura, al magico che non smette mai di stupirmi.
Oggi, nel giorno dell'anniversario del mio matrimonio (18 anni + 7 di convivenza) sono stato a pranzo dai genitori di Marilena in un paesino della Valle del Sinni posto sul monte di fronte a Valsinni che fu la patria di Isabella Morra la poetessa  celebrata da Dacia Maraini che nel '500, prima di essere uccisa dai fratelli scriveva canti sublimi nella lingua che Dante aveva inventato ben tre secoli prima, segno e cifra dell'isolamento delle nostre terre e delle nostre genti, abituate a fare i conti con quello che hanno.