sabato 24 giugno 2017

Oggi è il 24 giugno, auguri per un nome mai avuto.

Alla Ricerca del destino perduto e di un nome mai dato.

Non ho mai festeggiato il mio onomastico né, tantomeno, ho fatto gli auguri a qualcuno per il suo.
Oggi, che è il 24 giugno e, come mi ricordano tutti i social, televisioni, giornali, è San Giovanni, voglio fare gli auguri a Giuseppe, Renato, Bernardo, Vasco e Oscar, ricordando mio padre Luciano e cercando di capire i segni del mio destino.
Sui social, del resto, la valanga degli auguri di oggi è spesso accompagnata da citazioni che sottolineano questo o quel significato del nome "Giovanni" per trarne il vaticinio per il futuro giacché è vulgata popolare il ritenere che nel nome ci siano i segni del destino di ognuno di noi.

domenica 21 maggio 2017

Il presagio del sogno e il regalo del tempo.

C'era un sogno ricorrente che facevo una volta e che di tanto in tanto invadeva le mie notti lasciandomi stravolto al risveglio.
Un sogno tutto mio, che mi coinvolgeva fisicamente e di cui ancora oggi sento i suoni ovattati, gli odori, il coinvolgimento pieno del mio corpo, il senso di pace che mi pervadeva, il sorriso straniato che mi lasciava al risveglio, l'inquietudine che mi accompagnava nel ripensarlo, l'ansia nell'attendere che tornasse.
Un sogno che facevo con una qualche ricorrenza da bambino per poi diventare meno frequente da adolescente fino ad abbandonarmi negli anni.
Mi alzavo in aria e volavo come può fare un'aquila. No, non era volare; non era spostarsi da un punto all'altro volando più o meno velocemente. Piuttosto era come se levitassi.

domenica 12 marzo 2017

LE NOSTRE IDEE NON MORIRANNO MAI!

Oggi è il 12 Marzo 2017. Quaranta anni fa, le città, le università, i quartieri popolari italiani esplodevano. Io partii la sera dell'11 marzo 1977 da Firenze dove studiavo, lasciai la facoltà occupata e l'albergo di Via dei Calzaioli (cento metri dal Duomo ocupato con gli studenti fuorisede) e con tanti altri da tante altre città andammo a Bologna dove il giorno prima era stato ucciso dai colpi sparati ad altezza d'uomo mentre scappava Francesco Lorusso, uno di noi. Era morto a Bologna, la "grassa" o, se vi piace, "la rossa" e la sua morte fu il punto di svolta di un movimento, quello del '77, che avrebbe segnato la storia di questo Paese. Nulla sarebbe rimasto come prima. Per la prima volta soggetti sociali nuovi irrompevano sulla scena politica e nella vita reale del Paese rifiutando le categorie e le strategie con cui i partiti storici e i sindacati avevano fino ad allora interpretata la democrazia.